Lettera aperta al Presidente Cirio
Attività del consiglioPreg.mo Presidente della Giunta Regionale del Piemonte Dott. Alberto Cirio
Oggetto: considerazioni sul Suo intervento all’emittente Rai News Studio 24 in data 24 u.s. con riferimento alla richiesta di allentamento dei vincoli normativi sulla manutenzione alvei dei corsi d’acqua minori, al fine di agevolare il deflusso delle acque e limitare i danni connaturati ai nubifragi.
Nella puntata mattutina del 24 ottobre della trasmissione Studio 24, andata in onda su Rai News 24, si è assistito in chiusura ad un Suo intervento, in tema di “Maltempo in Piemonte e danni da alluvione".
In esso, in risposta ad una precisa ed esplicita domanda della cronista inviata sui luoghi coinvolti dai recenti eventi alluvionali, si fa riferimento principalmente alla “pulizia dei corsi d’acqua e rii minori” ed alla relativa urgente necessità di un “allentamento del rigore della burocrazia ministeriale” spinta da un fantomatico eccesso di “ambientalismo”.
Si vuole fermamente credere che le esigenze televisive, con soli pochi minuti a disposizione, non abbiano consentito di esprimere ragionamenti e considerazioni tecniche complesse con l’adeguata ed opportuna precisione e possano aver condotto inevitabilmente a semplificare esageratamente la materia, al punto di trasmettere in parte un messaggio distorto, a tratti pericoloso.
Nel Suo intervento si richiama, in sostanza e a gran voce, la necessità e l’urgenza di agevolare l’operatività e l’autonomia delle comunità locali nella manutenzione degli alvei, prevedendo modifiche all’attuale normativa, perché la storia ci insegnerebbe che, fino quando queste avevano la possibilità di intervenire direttamente, senza complicazioni burocratiche, il rischio alluvionale era molto più limitato. Si fa cenno più volte alla figura dei “nostri vecchi” che sapevano come e dove intervenire, mentre adesso non possono più farlo a causa delle complicazioni burocratiche e normative, prodotte da una gestione ambientale troppo rigida del territorio, volta non a salvaguardare la vita delle persone, bensì a promuovere una visione ideologica e politica dell’ambiente lontana dagli interessi veri della popolazione.
Pare troppo semplicistico l’attribuire, ed in via esclusiva, alla mancata (e burocraticamente impedita) pulizia ordinaria degli alvei dei fiumi e dei torrenti la causa principale degli ingenti danni e disastri. Con tali imprudenti affermazioni si stracciano letteralmente decenni di qualificati studi (di geologi ed ingegneri idraulici) sulla dinamica fluviale dei processi fluvio-torrentizi, mettendo in discussione esplicitamente l’approccio tecnico-scientifico, sul quale si sono basate, peraltro, le innovative norme in materia urbanistica e di uso e difesa del suolo, fiore all'occhiello della Regione Piemonte, da sempre all’avanguardia nella difesa della stabilità geomorfologica, sia per quanto riguarda la dinamica fluviale sia per quanto concerne quella collegata ai versanti. Dall’alluvione del 1994, si ricorda, è stato compiuto un immane sforzo finanziario e tecnico che ha coinvolto le strutture regionali dedicate, i geologi e gli ingegneri idraulici, i forestali e gli agronomi e tante altre figure professionali specificatamente finalizzato a studiare le fragilità del territorio piemontese e proporre quegli interventi attivi e di salvaguardia che potessero mitigarla.
Queste attività sono sfociate in una revisione profonda dei Piani Regolatori, che ora (nella quasi totalità dei casi) indicano a livello cartografico e normativo gli interventi necessari per mitigare la pericolosità e conseguentemente il rischio del territorio. Tra le indicazioni contenute in questi studi ce ne sono diverse che riguardano proprio i corsi d’acqua più piccoli (sarcasticamente definiti “fiumiciattoli”), con imposizione di fasce di salvaguardia dalle sponde, indicazioni sulle opere di manutenzione e pulizia degli alvei, richieste di sostituzione dei ponti con pile in alveo con altri a piena luce ecc…
Tutti questi interventi sono stati proposti dopo avere sottoposto il corso d’acqua a rigorose verifiche idraulichepoiché non va dimenticato, infatti, che qualsiasi modifica dell’alveo (anche la rimozione di piante, di cui si parla nell’intervento) deve essere verificata, perché non provochi interferenza con il deflusso delle acque superficiali e magari danni a valle.
Non è accettabile, inoltre, la scissione del concetto di difesa della vita umana da quello di difesa dell’ambiente: è proprio dal rispetto e dalla difesa di quest’ultimo che dipende la prima. Altrettanto irricevibile è l’affermazione, lesiva della cultura scientifica, secondo cui non serve una laurea in geologia o in ingegneria idraulica per contrastare le conseguenze drammatiche degli eventi alluvionali, derubricando la soluzione agli interventi “degli anziani e dei nostri nonni”. Risulta vero, altresì il contrario, trattare di certi argomenti richiede non solo una laurea specifica bensì molta competenza tecnica e professionale.
Le norme, dunque, ci sono e il loro recepimento all’interno dei Piani Regolatori significa che sono state accettate anche dagli Enti preposti e cioè Regione Piemonte e i comuni interessati. Forse sarebbe d’uopo concentrarsi sull’applicazione rigorosa, questa sì troppo spesso carente, della normativa vigente in materia (in riferimento particolare alle fasce di salvaguardia), da parte proprio di quelle comunità che si osanna e sull’utilizzo corretto dei finanziamenti richiesti per farle rispettare.
Auspicabile sarebbe impegnare più tempo e risorse nella verifica dello stato di attuazione degli interventi di salvaguardia territoriale già previsti o, se non presenti, di promuoverli con finanziamenti che, come si dichiara, già ci sono.
Auspicabile sarebbe ancora provvedere allo snellimento della burocrazia per ottenere interventi più rapidi piuttosto che cercare delle scorciatoie normative e procedurali nel nome della semplificazione o vieppiù promuovere soluzioni fai da te molto pericolose per la stabilità del territorio, nel caso specifico correlata alla dinamica fluviale.
Preg.mo Presidente, non tutti i colleghi hanno l’età giusta perché sia riconosciuta loro la stessa saggezza degli anziani da Lei citati, ma sicuramente i geologi tengono al territorio almeno quanto Lei e spiacerebbe vederlo nuovamente affidato a chi affronta temi tanto complessi con un approccio così superficiale e, si consenta, demagogico, tale da non fare onore a chi li propone.
Con la presente, infine, nella consapevolezza che per il bene comune dell’ambiente e della collettività sia imprescindibile uno stretto rapporto collaborativo tra enti e ordini professionali dell’area tecnica specialisti dell’ambiente, codesto Ordine si rende disponibile a promuovere un incontro pubblico di dibattito in tema di manutenzione ed uso del territorio, che possa essere costruttivo e finalizzato alla ricerca degli strumenti più adatti da mettere in campo per la sicurezza del nostro territorio e della popolazione.
Distinti Saluti
Il Consiglio dell'Ordine Regionale dei Geologi del Piemonte
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